Teatro

Macelleria messicana. Il fascismo visto da Groppali e Salvo al CTB di Brescia

Macelleria messicana. Il fascismo visto da Groppali e Salvo al CTB di Brescia

Debutta domani 09 aprile, alle ore 21:00, presso il CTB Teatro Stabile di Brescia, e sarà in replica fino al 21 aprile, all'interno della assegna "Altri percorsi", la nuova produzione dello stabile bresciano, "Macelleria messicana", scritta da Enrico Groppali e diretto da Daniele Salvo.

Protagonisti Elisabetta Pozzi e Paolo Bessegato, interpreti delle ultime ore di vita di due disperati esseri umani immersi in un'atmosfera sospesa tra ricordi, paure e nefandezze intervallate da squarsi di pura poesia. Al loro fianco, due giovani attori bresciani, Fausto Cabra e Chiara Pizzatti.

Le scene sono di Alessandro Chiti e suggeriscono un interno dalle porte celate nel muro dal quale emergono i Fantasmi della Storia; le musiche originali sono di Marco Podda, le luci di Cesare Agoni e i contributi video di Scena Urbana, costruiscono e completano una suggestione onirica dalla quale emergono i brandelli del passato.

Daniele Salvo, in una nota, presenta così lo spettacolo:
<< Da una stanza buia, dimenticata, chiusa da anni, preclusa ad ogni sguardo, riemergono brandelli di Storia e di esistenze perdute. In questa stanza si rischia la vita, si procede cautamente e con estrema attenzione. Sulle pareti si notano tracce di quadri appesi da anni e ormai rimossi, si avverte l'odore acre del tempo, una polvere sottile ricopre ogni cosa.
In questa “soffitta dell'immaginario” in cui si celano oggetti e storie del passato, trascinano la loro stanca quotidianità due attori, miseri “eidolà”, prigionieri dei loro stessi gesti e dei loro ruoli.
In questa stanza non ci sono finestre e da lì non si può uscire: la luce annienterebbe quei poveri simulacri umani.

Dal pavimento, dalle porte celate nel muro, riemergono i fantasmi della Storia: siamo al termine del ventennio fascista, il destino è imprevedibile; la morte aleggia nell'aria, la voce del supremo capo si è affievolita e sarà presto affogata nel sangue. I nostri due protagonisti consumano le loro ultime ore di vita in un'atmosfera sospesa, tra mille nefandezze, ansie, paure, voglie sfrenate, deliri improvvisi e squarci di Poesia.

In questo momento tutto è permesso. Ci troviamo in un interstizio del Tempo, in piena sospensione della Storia: in questa stanza stanno per avvenire eventi irriferibili e pericolosi.
Questo lavoro vuole essere una riflessione sulla Storia, sul concetto di dittatura e sulle storture provocate dal culto della personalità e dell'accentramento del potere politico. Il popolo è controllabile, strumentalizzabile e facilmente manipolabile dai persuasori occulti, (ancor di più ai nostri giorni !), ed è facilissimo scivolare improvvisamente ed inavvertitamente da una Democrazia ad un’oligarchia (travestita da Democrazia) o, ancora peggio, ad una vera e propria dittatura.  E gli ingenui, i poeti, gli intellettuali, gli artisti (quelli veri) saranno i primi a soccombere.    
Non si legga però esclusivamente l'aspetto politico di questa operazione: la Storia ha già condannato i protagonisti di quegli anni.
Si tratta invece di Poesia, drammaturgia, parola teatrale.

Si mira ad un lavoro di analisi e di approfondimento recitativo verso una forma di teatro che in Italia è ormai desueta e addirittura disprezzata: il “Teatro d'interpretazione”, così normale in tutti gli altri Paesi d'Europa.
Si tenta di ritrovare un rapporto diretto e non intellettualistico con lo spettatore utilizzando le corde emotive come veicolo primario di comunicazione.  Lo spettatore deve, a mio avviso, essere posto in una condizione critica, confrontarsi a viso aperto con la scrittura drammatica, avere la possibilità abbandonarsi, porsi domande, essere profondamente turbato o affascinato da ciò che vede e ascolta, fruire del Teatro come di un nuovo strumento conoscitivo, occasione irripetibile di crescita interiore, lontano dalla superficialità apparente delle nostre vite quotidiane, dalla bulimia del mercato che trasforma tutti noi in prodotti. La Poesia è ancora possibile.

Tutti noi dobbiamo permetterci di poter sognare, di poterci emozionare e commuovere senza il timore di essere giudicati o derisi.  La fragilità è un valore, una forza.
Frequentando il futuro nella vita di ogni giorno, ridiscutendo la nostra Storia senza censure, possiamo tentare di ritrovare un'innocenza perduta, anche solo per un istante. E' necessario, profondamente necessario, lavorare con dedizione, necessità e rigore per ritrovare la nostra semplicità e lucidità, per arricchire ed illuminare quanto più possibile le nostre anime confuse. >>